A TU PER TU: DANIELA PER I VOLONTARI DEL GIARDINO DELLE ROSE BLU.

21.01.2016 23:59

 

I giorni trascorsi a Gornja Bistra sono stati l’occasione per entrare in stretto contatto con i “giardinieri”, i giovani volontari del Giardino delle rose blu che in quei giorni vivevano la loro esperienza della tendopoli. Abbiamo chiesto a Chiara, una ragazza di Maggiate a Gornja con il gruppo di Borgomanero, di raccontarci cosa ha vissuto in quei giorni a Gornja e come vede personalmente la figura di Daniela.

 

Cara Chiara, parliamo innanzitutto di te: raccontaci chi sei e cosa fai nella vita.

 

Sono al terzo anno del corso di laurea in Servizio Sociale presso il polo universitario CittàStudi di Biella. Sono impegnata e partecipo attivamente come animatrice presso l’oratorio di Maggiate Superiore ma, sono anche molto legata a quello di Borgomanero poiché faccio parte della loro compagnia teatrale, i MusicalBox, insieme a tanti altri giovani che condividono con me la passione per la recitazione, il ballo e il canto.

 

Sei anche una volontaria del Giardino delle Rose Blu. Come sei venuta in contatto con questa realtà?

 

Sono diventata volontaria del Giardino delle Rose Blu esattamente da quest’anno perché grazie ad un mio amico, Matteo Ferretti dell’oratorio di Borgomanero, che da circa sei anni svolge servizio presso l’associazione, io e alcuni miei amici abbiamo partecipato alla XIII Tendopoli a Gornja Bistra dal 5 al 16 agosto.

 

Cosa si fa al campo dei volontari? Era la prima volta per te? Una tua impressione da condividere con i lettori.

L’esperienza di volontariato a Gornja Bistra si divide in due parti distinte: la prima è quella che viene chiamata Settimana Permanente, la quale prevede che diversi volontari, provenienti da tutte le parti d’Italia, prestino servizio presso l’ospedale per il periodo di una settimana rimanendo tutto il giorno a contatto con i bambini, aiutando loro nelle attività quotidiane come vestirsi, mangiare, lavarsi ma anche, giocando o portando loro a fare una passeggiata, condividendo momenti di affetto ecc. Lo scopo è quello di avere volontari ogni settimana per tutto l’anno che prestino servizio.

La seconda modalità di esperienza è quella che ho svolto io e viene chiamata Tendopoli. Questa viene organizzata, amministrata e gestita ogni anno nella prima metà di agosto, da volontari di una regione italiana che viene nominata l’anno prima e diversa da quelle nominate negli anni precedenti. Tutti gli altri “associati” che si presentano da tutta Italia, circa 200, dopo aver montato la loro tenda nel prato dell’ospedale vivono insieme 10 giorni di condivisione. Il 2013 è stato il primo anno dove hanno partecipato anche ragazzi croati. Questo periodo di permanenza è organizzato quotidianamente in face giornaliere ben stabile dove si posso svolgere attività di diverso tipo, come lavori manuali per l’ospedale interni o esterni ad esso, volontariato agli anziani, animazione ai bambini del paese ecc… e quello più importante è il servizio prestato ai bambini in ospedale. Fino ad ora sono state organizzate XIII Tendopoli e tutte con lo scopo di preparazione alla vera e propria “missione” in ospedale. Alla luce del mio vissuto posso dire di aver preferito la Tendopoli in quanto per me era la prima esperienza, mi ha permesso di avere un primo impatto con i bambini e con il servizio che dovevo svolgere facendomi tornare a casa molto soddisfatta, piena di gioia e con una gran voglia di ritornare a Gornja per vivere l’esperienza di una settimana permanente con quei piccoli angeli.

 

Durante il campo un gruppo di giovani ha presentato la figura di Daniela Zanetta. La conoscevi già? cosa ti colpisce di lei?

Conoscevo già la storia di Daniela Zanetta ancor prima dell’avvio del processo di beatificazione perché, i miei genitori quand’erano giovani ebbero la fortuna di conoscerla e fin da quando ero piccola loro raccontavano la sua storia a me e a mia sorella. La cosa che mi ha sempre colpito della sua vita era l’offrire le sue sofferenze al Signore, il raccontare giorno per giorno sul suo diario la sua storia a Dio, il ringraziarlo della vita che le aveva donato e della lunghezza di essa poiché, i dottori avevano previsto che dovesse raggiungere il cielo già qualche anno prima ma anche, la sua Grande Fede che la rendeva la persona splendida che era

 

Don Ermanno ci ha suggerito di chiedere le grazie più profonde a Daniela. Credi che possa davvero essere un punto di riferimento per i volontari, anche quelli non credenti?

 

Credo fortemente che la storia di Daniela Zanetta possa essere un punto di riferimento per i volontari perché grazie ad essa riescano ad aver maggior conoscenza della sua malattia, fino a poco tempo fa, anche un bambino dell’ospedale ne era affetto ma, soprattutto perché possano trovare in Daniela una fonte di speranza e di Fede per affrontare al meglio le situazioni che la vita pone, prendendola come fermo e vivo esempio di colei che si “dona” totalmente al Signore e agli altri.

Penso anche che la sua storia possa essere punto di riferimento anche per tutti i volontari non credenti perché, tutto il calvario che Daniela ha affrontato nella sua vita non è avvenuto a caso ma, è stato “permesso” dal Signore cosicché la sua vita a distanza di anni potesse diventare fonte di conversione di giovani e adulti come succede per ogni “santo”.